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Verso Norimberga e ... la liberazione!

 

Le pratiche di spiritismo intorno alla stufa non "avvertirono" Mauro e i suoi compagni che i russi si stavano avvicinando pericolosamente e che quindi sarebbe venuto l'ordine di sgomberare il campo per raggiungere zone meno minacciate. Un giorno quest'ordine arrivò. Preparorono i bagagli, distribuirono loro razioni di cibo che sarebbero servite lungo il viaggio e presero la via del ritorno. Li accolse il carro bestiame e vi entrarono con gioia, neanche si trattasse di un elegante vagon lits! Per strada incontrarono anche la neve, e soffrirono molto il freddo perchè dormivano sull'impiantito sempre vestiti. Erano saliti sul treno per Norimberga. In una stazione dell'Ungheria, la Croce Rossa provvide a una distribuzione di cibo per questi uomini provati e affamati. Un sergente tedesco guidava la distribuzione, con un taccuino alla mano, sul quale segnava il numero delle razioni distribuite. Arrivato al numero 2000, si fermò e se ne andò, facendo portare via anche i pentoloni di cibo. Quelli che l'avevano assaggiata, dissero che la minestra di miglio e patate era ottima. Gli occupanti di due vagoni, tra i quali quello dove era Mauro, restarono invece senza cibo, poichè, evidentemente, qualcuno aveva preso più di una razione. Immaginate la disperazione! Quegli uomini, ancora affamati, continuavano ad aggirarsi tra i vagoni della stazione, ma inutilmente. Mauro si accorse che un vagone era carico di tuberi di rape da foraggio. Caricarono quindi quanti più tuberi possibile e, di corsa, rientrarono nel loro vagone, perchè ormai il treno era in partenza. Mangiarono dunque i tuberi crudi, ignorando che questo avrebbe prodotto una terribile sete e che non avevano acqua. Finchè il treno non giunse in un'altra stazione, e questo non avvenne che a notte inoltrata, soffrirono quindi una sete pazzesca. La lingua si gonfiò loro in modo abnorme. Come Dio volle, alla stazione in cui si erano fermati trovarono una fontana; si rifornirono d'acqua ed estinsero quella sete morbosa.

Giunti a Norimberga, fu stabilito di riunirsi tra quelli che esercitavano la musica e la pittura. C'erano pittori famosi tra i quali E., K. e il pittore e critico d'arte R.B., W.L., il napoletano A.. Quando fu concessa una baracca dove raccogliere le opere, furono anche assegnati gli spazi ai diversi espositori. Fu creata una specie di segreteria dove, il giorno dopo, si sarebbero dovute consegnare le opere. Mauro chiese ai suio commilitoni quegli acquarelli che aveva eseguito e poi regalato loro, e si recò sul posto dove era la segreteria. Trovò la porta chiusa e bussò. Da dentro risposero, in modo sgarbato e incivile, di non disturbare e di tornare un'altra volta. Ricevuta quella risposta, Mauro strappò tutti gli acquarelli e andò via. Quando riferì il fatto ai suoi amici, M.P., R.R. ed altri, loro, di rimando, gli chiesero se ci fossero altre persone che avessero suoi disegni, in modo da poterne recuperare altri. Mauro rispose di sì e insieme a loro andò a richiederli, in modo da riunire un altro gruppo di acquarelli. Con questi, il giorno dopo, senza passare per la segreteria, entrò nella baracca e attaccò i quadri alla parete, in presenza di W.L., il quale guardò i lavori con attenzione. In particolare ne prese uno e gli chiese: "Dove hai studiato?". La risposta di Mauro fu questa: "Ho lavorato sempre da me". L. chiamò subito A., che si vantava di essere un grande pittore, dicendogli: "Vieni, vieni a vedere queste cose...". Qui cominciò il sodalizio con W.L. e con E. che, oltre ad essere un pittore, era anche direttore di una biblioteca. Questi invitò Mauro a fargli visita nella sua baracca e a portargli alcuni disegni e abbozzi. Diede a Mauro prezioni consigli sul mestiere di pittore e sulla tecnica del disegno e della pittura. L'avventura dell'esposizione finì con un gesto non disprezzabile del comando del campo, che organizzò per i partecipanti alla mostra una visita nella città di Norimberga, che Mauro fece insieme ai suoi colleghi. Si recarono in un locale dove convenivano molti uomini che lavoravano in Germania, i quali li invitarono a colazione. Fu una colazione prelibata, a base di verdure e di qualche patata. Fece a Mauro molta impressione il senso di ordine e di pulizia della città di Norimberga nel 1944, pur essendo ancora un anno di guerra, anche nei luoghi colpiti dalle bombe, le cui macerie erano state già sgombrate.

Arrivò il fatidico giono della liberazione: una colonna di camion li accolse per riportarli in Italia. La prima tappa fu Brescia, dove giunsero solo a piedi. I camion infatti li avevano lasciati a qualche distanza dalla città. Qui, un'altra colonna di camion li accompagnò oltre il Po. Scesero a San Benedetto Po, patria di Monsignor Bertazzoni, vescovo di Potenza. Furono poi accompagnati al treno, per andare verso Livorno, da dove avrebbero proseguito per Firenze, perchè non erano in grado di orientarsi. Finalmente, raggiunsero Roma. Mauro si recò a casa degli zii, Edmondo e Ida. Mauro prese poi il treno per Napoli. Di qui, non ricorda con quali mezzi riuscissero poi a mettersi in contatto con Potenza, da dove venne a prenderli col camion lo zio di R.R.. Ritornarono in Lucania per la forte salita d'"u'Scuorz", dove capitava che alcune macchine, per la grande pendenza, fondessero il motore! Lì mangiarono in una trattoria, dopo tanti anni, i fusilli! A notte fonda, arrivarono a Potenza.