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Biografia

 

Mauro Masi (Potenza 6/12/1920 – Roma 03/03/2011), comincia a dipingere fin da bambino. Segue gli studi classici e nel dicembre 1939 partecipa alla prima mostra collettiva con un gruppo di pastelli.

Dopo i tragici anni delle esperienze belliche (espone alcuni ritratti nel campo di concentramento di Norimberga in una mostra organizzata dai prigionieri), entra in un gruppo di pittori, Giocoli, Pergola, Remigio Claps, e con loro organizza le prime mostre:

  • a Bari, presso la galleria Spizzico, novembre 1946;
  • a Potenza, Sale del Circolo Lucano, gennaio 1947;
  • a Matera, dicembre 1947; questa fu la prima mostra mai tenuta nel capoluogo lucano;
  • a Potenza, nel 1948 partecipa alla "Mostra del centenario" e a tutte le altre mostre nel '49 e nel '50.

 

Nel 1957 partecipa, a Napoli, alla "Mostra dei pittori lucani" con Carlo Levi, M. Padula, A. Leone, F. Ranaldi, R. Claps.

Nel suo studio del Palazzo dei Mutilati si riunisce un folto gruppo di intellettuali: giovani pittori, poeti, pubblicisti. Con la diaspora, ognuno di questi prende la sua strada. Lui si rifugia a Rivello in provincia di Potenza, Parrella emigra verso Roma, altri raggiungono Napoli.

Nel 1960 prima mostra personale a Napoli presso la Galleria del Ponte, con il patrocinio della rivista "Nord eSud" di Francesco Compagna.

Nel '63 l'impatto con la grande città, Napoli, le nuove tematiche che riflettono le esperienze ivi vissute. E' il periodo dei quadri sul lavoro nelle acciaierie, sugli aspetti caotici del traffico cittadino e della vita nella megalopoli.

A conclusione del periodo napoletano, espone nella piazza di Rivello una serie di quadri impostati sui temi città-paese.

Nel '69 il gran salto nella capitale con i quadri sulla vita della città: il centro, la periferia, i cantieri. Le ricerche formali intese a trovare i mezzi pittorici idonei a realizzare i quadri su questi temi, non lo impegnano solo in questo senso perché il pittore nei periodici soggiorni in terra lucana segue con grande attenzione le trasformazioni in atto nella società ed imposta una produzione che cerca di sviluppare in parallelo con quella prima citata.

Le mostre con i lavori di questo periodo sono organizzate dalla Galleria 70 a Potenza, dalla Scaletta di Matera e dalla Galleria Il Traghetto di Venezia.

Nel contempo appaiono recensioni e disegni su parecchie riviste quali "Civiltà delle Macchine" (16 disegni), "Prospettive Meridionali", "Il gatto selvatico", tutti gli "Almanacchi repubblicani", mentre negli anni '70 vengono pubblicati disegni su tutti i numeri di "Città e campagna".

Negli anni '70 lavora per il pannello del Municipio di Tricarico insieme con Michele Santangelo.

Nel 1980, in occasione di una mostra itinerante a Matera, Potenza e Reggio Calabria esce il volumetto di Giuseppe Appella "Acquerelli di Masi", All'Insegna del Pesce d'Oro, Milano.

Nel 1983 illustra il volumetto di Giuseppe Appella e Mario Trufelli "Amore di Lucania", nel 1984 "La Lucania di Scotellaro" con testo di Enzio Cetrangolo, nel 1985 "Il paese di Marcoffe" di Gianni Raviele, tutti editi dalla Cometa di Roma

Negli anni '80 realizza il pannello per il Municipio di Rivello e per la Sala delle Riunioni del Mediocredito della Basilicata. Questo Istituto pubblica nel volume del proprio bilancio annuale le riproduzioni a colori dei quadri del Nostro che arredano le pareti degli uffici.

Nella Galleria di Linda Smith a Houston espone 15 olii e diversi acquerelli.

Nel 1986, a Roma, presso la Galleria Incontro d'arte; la sua è una mostra personale di paesaggi lucani, con una presentazione di Carlo Belli e un volumetto edito dalla Cometa.

Nel 1989, espone in Piazza a Rivello e nel Palazzo Ducale di Tricarico assieme al già citato amico e pittore Michele Santangelo.

Altre mostre a Rivello, ancora a Tricarico al Palazzo Ducale nel 1993, a Teggiano nel 1996 e 1997, sempre nello stesso anno a Milano e a Bochum in Germania nel 1998.

Espone l'anno successivo alla Galleria "La Panchetta" di Bari, nel 2000 ancora a Rivello dove con l'occasione gli viene conferita la "cittadinanza onoraria" quale splendida testimonianza di un affetto che lo legava a doppio filo con quella comunità, della quale è stata fulgida espressione la stessa moglie del Maestro, Gilda.